Roberto MANCINI, La SCELTA politica
Il volume raccoglie il testo del corso per i giovani organizzato dalla Comunità di Bose nel dicembre 2019. L’autore propone qui una prospettiva per ripensare, con il senso della politica, i criteri e le motivazioni per scegliere di coinvolgersi non in una lotta per il potere, ma nell’azione per prendersi cura del bene comune.
La consapevolezza fondamentale esposta nel libro ricorda che la vita è una relazione universale. Ciascuno è legato a tutti gli altri. Per questo essa cresce in bellezza e intensità man mano che diventa comunione, mentre si degrada sino al prodursi del male e dell’infelicità quando il suo tessuto relazionale viene lacerato. E la morte, di per sé, è l’isolamento assoluto, un vuoto così totale che a quel punto - si potrebbe dire sfidando il senso comune - lì non c’è più neppure la persona che dovrebbe esserne vittima. La tenace ricerca di un altrove, in tutte le culture e in ogni epoca, non è così ingenua come sembra: attesta la profonda intuizione del fatto che la morte stessa non riesce a concludere la vita.
Se tutto è in relazione, dobbiamo ammettere che la polis, la “città”, è la comunità umana nel mondo e non coincide con un ambito ristretto (regione, nazione o continente) di cui qualcuno possa dirsi padrone. Di conseguenza ogni scelta rilevante, che sviluppa un certo orientamento della nostra esistenza, è di fatto una scelta politica, perché incide anche sulla vita degli altri. È molto meglio, allora, maturare una scelta politica pienamente voluta, consapevole, nella disponibilità a coinvolgersi nel servizio al bene comune.
La riflessione sviluppata in queste pagine punta a chiarire le condizioni e le implicazioni di una simile scelta. In un mondo in cui quasi tutto appare automatico, accelerato e privo di alternative, è opportuno interrogarci sulla nostra prerogativa di fare delle vere scelte di vita. La valenza pubblica delle nostre deliberazioni va poi approfondita perché già la “politica” oggi è quanto mai screditata.
Di continuo accadono eventi e incontri che ci chiedono di comprendere che la vita è insieme. Allora la barriera che ci divideva dagli altri si rivela immaginaria: era solo un grumo mentale che bloccava il flusso della vita universale in me. È in quel momento che la parola “politica” si ripresenta, ma stavolta come se aprisse una strada davanti a noi. Che cosa significa fare politica? E perché un impegno simile mi riguarda personalmente? Come posso orientarmi se accetto di fare la mia parte in questa responsabilità? E come potrò portare buoni frutti per la società?
Nel rispondere a tali interrogativi il libro sottopone a critica quel principio di potere che sembra imprescindibile in ogni ambito della vita. La tesi dell’autore è che invece la politica inizia dove finisce il potere, giacché lì si apre una via collettiva per sperimentare la buona efficacia del servizio, della cura, della responsabilità, della deliberazione dialogica, del governo dei problemi e non sulle persone.
Maturare una scelta politica che porti ad agire in questo modo per il bene comune porta necessariamente ad affrontare se stessi. Il confronto con sé è un’impresa ardua, che richiede apertura del cuore, capacità di silenzio e di ascolto, coraggio, senso autocritico, disponibilità a seguire il desiderio di vita vera. E richiede la capacità di immedesimarsi negli altri coinvolgendosi nella cittadinanza responsabile che coltiva e invera la democrazia.
INDICE
Orientarsi nella società globale
La scelta
Evidenze della vita
Chi deve agire?
L’impero delle entropie
Un cammino di autenticità
Le radici non sono catene
Un errore fondamentale
In principio era la violenza
Guarire dal nichilismo
Il vuoto dentro
Se è il bene che fa scandalo
L’essenza segreta del potere
Il lessico della buona efficacia
Trasformazione e possibilità
Responsabilità, pazienza, libertà,
Capacità, servizio, cura
Conflitto nonviolento e deliberazione dialogica,
Autorità e governo