Francesca EUSTACCHI, Leggere i SOFISTI
Werner Jaeger scrive: «Nella storia delle idee, i Sofisti sono un fenomeno necessario come Socrate o Platone; questi, anzi, senza quelli sono del tutto impensabili»[1]. Da questa precisa visione teorica prende avvio la ricerca condotta da Francesca Eustacchi in Leggere i sofisti. Le diverse anime di una rivoluzione filosofica (Morcelliana-Scholé, Brescia 2021), che è un saggio imprescindibile per comprendere la dirompente portata concettuale di questa corrente di pensiero.
Nel volume, attraverso una analisi ampia e approfondita, l’autrice evidenzia la centralità del movimento sofistico, che rappresenta uno snodo teorico dirimente nella riflessione filosofica antica, perché colma la profonda cesura tra due mondi speculativi, quello di Parmenide prima e quello di Platone poi. La “fucina sofistica”, infatti, intercetta gli esiti nefasti delle ricerche presocratiche, il cui apice teorico, cioè l’Eleatismo, conduce ad un vicolo cieco: l’ontologia parmenidea si risolve nel tentativo di Zenone e Melisso di individuare il fondamento assoluto dell’intera realtà, nella totale negazione della molteplicità fenomenica. I Sofisti reagiscono a questa débâcle e, nelle loro ricerche, propongono un deciso cambiamento di prospettiva tanto nei contenuti quanto nei metodi. Tali pensatori, infatti, spostano l’asse del ragionamento dalla physis all’anthropos e, alla luce di un approccio descrittivo, riflettono sui contesti relazionali in cui opera l’essere umano, con un innovativo interesse per le questioni di ordine antropologico, etico-politico, economico, retorico e linguistico.
Questo “recupero” della dimensione fenomenica, inoltre, si accompagna alla consapevolezza della relatività dei giudizi umani, che devono misurarsi con la struttura relazionale della sfera empirica, nella ferma antitesi ad ogni forma di conoscenza assoluta. In tal senso, lo studio di Francesca Eustacchi ha il merito di dimostrare che la riflessione dei Sofisti presenta un duplice esito: da un lato, la deriva relativistica, che, quindi, è solo uno dei possibili sviluppi di questa proposta concettuale, dall’altro, invece, la filosofia di Platone, che, sulla base dell’apporto anche di altre scuole di pensiero, approfondisce, con maggiore consapevolezza teorica, il lavoro sulle relazioni e lo sistematizza in una concezione del reale dinamica e uni-molteplice. La dialettica platonica, quindi, rappresenta il risultato migliore del movimento sofistico.
È vero, tuttavia, che, dallo scontro con Platone e Aristotele, i Sofisti, per la debolezza teorica delle loro argomentazioni, escono distrutti, al punto che la stessa parola “sofista” assume connotati negativi, in aperto contrasto con la figura del “filosofo”. L’autrice, però, non si lascia condizionare da tali giudizi severi, alla stregua di alcune consolidate correnti interpretative, ma conduce le proprie ricerche con rigore scientifico e legge la sofistica “dall’interno”, cioè ponendo al centro i testi, i frammenti e le testimonianze di tutti i pensatori presi in esame. Eustacchi, infatti, si confronta con la letteratura secondaria e prende posizione nel dibattito critico solo dopo una analisi diretta delle fonti, che sono valorizzate nella loro complessità. Tale metodo di ricerca si rivela fecondo perché consente alla studiosa di opporsi alle categorie ermeneutiche più diffuse, ma che spesso sono semplicistiche e unilaterali, per esaltare, invece, la natura multiforme della sofistica, consegnandone una immagine inedita. Questa, infatti, si configura come una temperie culturale unitaria ma non univoca, poliedrica ma non frammentata, entro cui si collocano linee di pensiero differenti, con esiti talvolta opposti, però tutte accomunate dalla stessa visione relativo-relazionale della realtà.
Secondo Eustacchi, dunque, il fil rouge della riflessione sofistica è l’assunto per cui tutti gli enti, in quanto implicati in una fitta trama di nessi, assumono valori e significati diversi a seconda della prospettiva teorica da cui li esamina. Proprio su questo terreno, tale monografia si rivela del tutto originale perché ha il coraggio di scardinare una delle tradizioni interpretative più consolidate, ovvero quella per cui i Sofisti sono pensatori relativisti. La studiosa, infatti, dimostra, in opere operato, che il pensiero sofistico è caratterizzato da una impostazione descrittivo-relazionale, per cui legge la realtà come un sistema dinamico di relazioni, che poggia su alcuni elementi stabili, i quali costituiscono un saldo ancoraggio antirelativistico. A conferma di questa proposta ermeneutica, nella sezione introduttiva del volume, Eustacchi insiste sulla differenza, necessaria ma troppo spesso ignorata dalla critica, tra, da una parte, il relativismo tout court e le sue diverse declinazioni e, dall’altra, il gioco di nessi “obbiettivi”, cioè tali da non poter essere affermati liberamente. Ma, in maniera ancora più significativa, l’autrice affianca e integra tale distinzione teorica adottando, nelle proprie ricerche, il Multifocal Approach, vale a dire un innovativo paradigma ermeneutico messo a punto, di recente, dal gruppo di antichisti dell’Università di Macerata, che scaturisce dall’esigenza di fornire agli studiosi contemporanei strumenti teorici adatti a cogliere la profondità della riflessione filosofica classica. Il lavoro di Eustacchi, infatti, si sviluppa anche nel duplice intento di verificare e approfondire la costituiva multifocalità dei Sofisti, perché pensatori che non mirano ad elaborare un sistema di sapere assoluto ma neanche a decretare l’incommensurabilità dei giudizi soggettivi. Piuttosto, lo scopo ultimo delle loro riflessioni è capire una realtà ritenuta strutturalmente complessa, quindi sempre eccedente rispetto alle maglie strette della logica binaria. A questo dato, inoltre, si lega la consapevolezza dei limiti gnoseologici dell’essere umano, che non può cogliere la complessità ontologica con un unico atto di pensiero, ma conosce sempre “per quanto è possibile” e “secondo una certa prospettiva”.
L’eterogeneità di tale movimento di pensiero trapela, inoltre, anche dalla originale classificazione che ne propone l’autrice e che si snoda lungo tre filoni principali. Il primo comprende i sofisti considerati, a ragione, “grandi innovatori”, quali Protagora di Abdera, Gorgia di Leontini e Prodico di Ceo. I tre sofisti, infatti, segnano una rottura con la tradizione filosofica precedente, perché si oppongono alla crisi del pensiero determinata dall’Eleatismo e indagano, in modo coerente, la realtà fenomenica. Questi, infatti, con le proprie riflessioni in ambito gnoseologico, etico-politico e retorico-linguistico, tracciano «un quadro poliedrico che dà ragione, per quanto possibile, della varia relazionalità tra i molteplici elementi connessi e interagenti nella realtà, rinunciando a pretese di sapere assoluto o di indagini che trascendano il piano empirico» (p. 414). Nello specifico, inoltre, Protagora e Gorgia possono essere considerati i primi rappresentanti dell’“etica della situazione”, in quanto individuano alcune regole dell’agire – ovvero, l’utile protagoreo e il kairos gorgiano – che sono flessibili nel loro rigore, cioè dialettizzano la stabilità delle coordinate etiche con il dato sempre relativo della contingenza, contro ogni esito di tipo relativistico.
Il secondo, invece, include quei pensatori giustamente identificati con la formula “sofistica diffusa” e che, a loro volta, si articolano in due ulteriori sottogruppi: da una parte, i sofisti come Ippia di Elide e Antifonte di Atene , che rielaborano il contributo dei grandi maestri, cui aggiungono poche ma significative novità in merito al nesso tra physis e nomos; dall’altra, invece, quelle figure la cui riflessione assume una curvatura relativistica e immoralistica, di cui Crizia di Atene offre un ottimo esempio in campo politico. Rientrano in tale corrente anche le degenerazioni della sofistica nell’eristica, cioè in quella particolare tecnica che, come indica lo stesso termine eris (traducibile con “lotta”, “disputa”, “conflitto”), ha come unico scopo la vittoria nelle discussioni, senza curarsi della verità o falsità del discorso.
Il terzo filone, infine,si focalizza sui sofisti dei testi platonici, quali, per esempio, Trasimaco di Calcedonia, Polo di Agrigento, Callicle e gli eristi dell’Eutidemo, che Eustacchi distingue opportunamente dalle altre correnti perché sono il frutto della rielaborazione teoretico-culturale avanzata da Platone. Anche in questo ambito, la studiosa prescinde da letture unilaterali perché, in un senso, riabilita il giudizio del Filosofo nei confronti dei sofisti maggiori, verso cui manifesta rispetto e apprezzamento; in un altro, invece, invita a riflettere sul significato di alcuni “prototipi” degli esiti negativi della sofistica, che Platone non è disposto ad accettare.
Il volume, poi, si conclude con una ricca riflessione intorno a due testi anonimi, ma collegati al contesto sofistico, ovvero i Dissoi Logoi e l’Anonimo di Giamblico, che è un ulteriore motivo di merito perché rende “completa” l’indagine svolta da Eustacchi.
In conclusione, il saggio in questione si identifica come un ricco ed articolato contributo del movimento sofistico. L’autrice, distinguendo i vari contributi, valorizzando la loro specificità e mettendo in luce le diverse metodologie utilizzate, offre un’attenta rilettura di questo movimento culturale che ha segnato il pensiero occidentale.
Giada CAPASSO, Federica PIANGERELLI
Sommario
Presentazione di Maurizio Migliori
Alcune necessarie premesse
1. Lo sviluppo della sofistica nella società greca del V secolo
2. Il movimento sofistico: un fenomeno unitario, ma variegato
3. La questione centrale: il relativismo sofistico
Parte prima. I grandi innovatori
Capitolo primo. Protagora di Abdera
1. Il senso dell’homo mensura
2. Il senso delle Antilogie
3. L’impegno etico-politico
4.Protagora non è un relativista
Capitolo secondo. Gorgia di Leontini
1. La rivoluzione filosofica del trattato Perì tou me ontos
2. La dimensione retorica: il potere della parola
3. Cenni sul rapporto nomos-physis
4. Per un’etica della situazione: il kairos
5. La virtù
6. Gorgia non è un nichilista né un immoralista
Capitolo terzo. Prodico di Ceo
1. L’arte sinonimica
2. L’utilitarismo etico
3. Cenni sulla retorica e sulla politica
4. Gli dèi come rappresentazione utile
5. Riflessioni sulla natura
6. Alcune riflessioni conclusive
Parte seconda. La sofistica “diffusa” e i suoi contributi
Capitolo primo. Ippia di Elide
1. Un sapere enciclopedico
2. Superiorità dellaphysissulnomos
3. Etica ed autarchia
4. Alcune riflessioni conclusive
Capitolo secondo. Antifonte di Atene
1. Il successo “poliedrico” del sofista
2. La questione della verità
3. Il rapporto tra nomosephysis
4. Riflessioni etiche e politiche
5. Alcune riflessioni conclusive
Capitolo terzo. Crizia di Atene
1. Una personalità del tutto negativa
2. L’apprezzamento per il Crizia scrittore
3. Una posizione materialistica e razionalistica
4.La concezione anti-democratica
5. L’etica del “fare le proprie cose”
6. Gli dèi: un’invenzione “intelligente”
7. Alcune riflessioni conclusive
Capitolo quarto. Licofrone: gli escamotages retorici e il valore formale del nomos
Capitolo quinto.Seniade di Corinto: lo scetticismo nichilista
Parte terza. I sofisti “platonici” tra immoralismo e relativismo
1. Sofistica e retorica
2. Le figure del Sofista
Capitolo primo. Trasimaco di Calcedonia
1. Il contributo in ambito retorico
2. La giustizia come “l’utile del più forte”
3. Due diversi modi di vivere
4. La situazione politica al tempo di Trasimaco
5. Alcune riflessioni conclusive
Capitolo secondo. Polo di Agrigento
1. Un retore esperto in controversie
2. Una posizione amoralistica e immoralistica
Capitolo terzo. Callicle
1. Il nomoscome invenzione dei deboli
2. La concezione edonistica
3. Un confronto tra sofisti
Capitolo quarto. Gli eristi dell’Eutidemo
1. Il rifiuto della realtà
2. La ripresa strumentale dell’orizzonte eleatico
3. Lo spregiudicato utilizzo della sinonimica
4. L’esito relativistico
Parte quarta. Altre opere sofistiche
Capitolo primo. I Dissoilogoi
1. Alcune questioni introduttive
2. Analisi del contenuto
3. Una nota conclusiva: anti-relativismo e valore delle relazioni
Capitolo secondo. L’opera dell’Anonimo di Giamblico
1. L’Autore nel contesto sofistico
2. Le tematiche
3. Il contributo dell’Anonimo
Conclusioni. La sofistica tra relazionalità e relativismo
1. La multiformità della sofistica
2. Non relativismo, ma gioco di relazioni
3. Il duplice sviluppo dell’approccio relazionale sofistico
4. La natura polivoca della fonte platonica
5. Per un “approccio multifocale”: il contributo sofistico
Bibliografia
Indice dei nomi degli autori antichi
Indice dei nomi degli autori moderni
[1] W. Jaeger, Paideia. La formazione dell’uomo greco, Introduzione di Giovanni Reale, Bompiani, Il pensiero occidentale, Milano 2018, p. 503.