Luigi ALICI, Silvia PIEROSARA (a cura di), Riduzionismo e complessità
I contributi che compongono questo volume s’inscrivono in una riflessione intorno ai temi della fragilità della vita e della responsabilità della cura, coltivati da circa un decennio e discussi nei “Colloqui di etica” promossi nell’Università di Macerata. Sin dalle origini, l’intento è stato quello di inscrivere in un orizzonte più ampio ogni accezione strettamente terapeutica di cura, relativa cioè a una pratica specifica e professionalizzata, volta al contrasto di fenomeni patologici che mortificano l’integrità personale, ai quali l’homo patiens non può far fronte da solo. L’accezione allargata, che recupera un’idea antica di cura, intercettando nello stesso tempo una interessante ripresa contemporanea “al femminile”, si è venuta configurando come una forma di protezione e promozione della vita umana nella sua fragilità costitutiva, in una prospettiva relazionale capace di raccordare la trama dei “rapporti corti” alla rete dei “rapporti lunghi”, che investono le forme della convivenza e delle responsabilità condivise nello spazio pubblico, fino a diventare parte integrante del bene comune.
Il tema posto al centro di questo libro intercetta e rilegge uno spettro più ampio di questioni relative al nesso tra fragilità e cura, esplorandole nel punto di intersezione fra etica ed epistemologia. La pratica della cura, intesa come un circolo virtuoso fra curare e prendersi cura – to cure e to care –, apre domande importanti intorno al senso e al valore del vivere, costantemente in bilico tra salute e malattia, tra potere e patire, e nello stesso tempo intorno alla natura e ai limiti del sapere, in particolare delle scienze biomediche nella loro crescente dipendenza da apparati biotecnologici. In tale prospettiva allargata, si tratta quindi di perseguire una sintesi non facile tra l’agire proprio dell’arte e il fare proprio della tecnica; quindi tra il processo decisionale, che resta forse il punto più alto di una responsabilità indelegabile di fronte a una persona ferita, e l’apparato strumentale, capace di offrire risposte tanto più attendibili quanto più circoscritte.
Si apre precisamente lungo questo crinale un duplice ordine di questioni. Anzitutto, dobbiamo chiederci se sia ancora possibile – e a quali condizioni – attivare una collaborazione fra ambiti disciplinari che sembrerebbero oggi avere ben poco in comune, in quanto definiti da statuti epistemologici e da metodologie di ricerca profondamente distanti. Si può rispondere affermativamente a questa sfida solo ipotizzando che l’intero sia irriducibile alla somma delle parti; affermazione che, in ultima analisi, suona come una sfida all’iperspecialismo in cui rischia di polverizzarsi non solo il sapere scientifico, ma anche il paradigma formativo alla base delle professioni di cura. In secondo luogo, è la stessa Medicina narrativa che ci sollecita a questa sfida, con quel suo richiamo all’interezza del vissuto biografico come campo unitario di cui mettersi in ascolto. Il circolo spezzato tra riduzionismo e complessità può essere ricucito solo ricordando che le pratiche di cura in senso stretto godono di un’autonomia relativa, in quanto inscritte entro un orizzonte più generale di tutela e promozione dell’umano, dal quale ricevono legittimazione e al quale devono rispondere.
La scelta della interdisciplinarità, che rappresenta il modo più adeguato per rispettare la complessità del tema, si riflette nell’impianto di fondo di questo volume, in cui competenze mediche e filosofiche si confrontano e dialogano, in uno scambio dagli esiti particolarmente interessanti e originali. Il volume si compone di due parti: nella prima (Il malato e la malattia: quale riduzionismo) si indagano alcune questioni teoriche di fondo, relative ai temi della salute e della malattia, e all’identità presente e futura della medicina, come arte e come scienza, tra ricerca biomedica e valutazione clinica; nella seconda parte (Fragilità e cura: quale complessità) la ricerca di un nuovo equilibrio nel rapporto tra fragilità e cura apre il tema della complessità a un’etica del corpo particolarmente attenta alla sua dignità e vulnerabilità.
INDICE
M. Mercati, Prefazione
L. Alici, S. Pierosara, Invito alla lettura
Parte Prima - Il malato e la malattia: quale riduzionismo
Antonio Da Re, Salute si dice in molti sensi. Aspetti epistemologici ed etici
Marco Buzzoni, Dalla valutazione clinica alla ricerca biomedica e ritorno: la medicina come scienza umana
Carla Danani, La persona ammalata e i luoghi della malattia
Luigi Tesio, Il declino della clinica, fra biologia e sanità. Fermiamo il declino
Francesco Giunta, Ilaria Billeri, La medicina da arte a scienza: un passaggio complesso
Erica Adrario, I futuri medici e l’arte dell’ascolto
Massimiliano Marinelli, La concordanza sul piano della cura come pratica antiriduzionistica
Parte seconda – Fragilità e cura: quale complessità
Donatella Pagliacci, Per un nuovo equilibrio tra natura e persona
Roberto Mancini, La memoria della dignità tra fragilità e cura
Elena Pulcini, Cura e vulnerabilità
Guido Giglioni, La passeggiata dell’anima. Sul rapporto tra pensiero e salute in una massima ippocratica (Epidemie, VI, 5)
Maria Teresa Russo, Etica del corpo tra cura e vulnerabilità
Silvia Pierosara, Raccontare la complessità: intellezione narrativa e orizzonti di senso
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