CAVARERO, GUARALDO, Donna si NASCE
«Cosa significa oggi essere donna devi deciderlo innanzitutto tu, ragazza!»[1]
È così che si conclude il testo di Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, con un invito rivolto a un “chi” sempre personale e concreto, ma soprattutto femminile.
L’intento è quello di aprirsi al dialogo. Nonostante, infatti, non temano di posizionarsi controcorrente rispetto a certi temi, le autrici non impongono mai le loro idee ma si rimettono allo sguardo critico della lettrice. Un altro intento è ricucire quella genealogia femminile spezzata dal patriarcato che, come già ci mostra Cavarero in Tu che mi guardi, tu che mi racconti: Filosofia della narrazione è una delle vie per arrivare all’emancipazione autentica.[2] Un modo per riconoscersi e ritrovare sé stesse nelle esperienze delle altre donne, in quanto il femminismo è sempre esperienza incarnata e narrabile come le nostre identità.[3]
Tutto il testo si rivolge a una lettrice donna, più specificatamente a una giovanissima ragazza che inizia a conoscere il femminismo attraverso i social in cui la corrente femminista più “popolare” è quella delle teorie queer. In Donne si nasce (e qualche volta lo si diventa), il filo conduttore di tutti i capitoli è invece il pensiero della differenza sessuale, adottato come metodo per interpretare i fenomeni. Questa corrente di pensiero nasce intorno agli anni '70 e si contrappone al femminismo dell'uguaglianza poiché insiste sulla valorizzazione delle specificità femminili rispetto a un paradigma maschile che si dà come universale, a cui il femminile non deve più adeguarsi o rendersi uguale. Il titolo del testo riprende provocatoriamente il celebre saggio di Simone de Beauvoir secondo cui "donna non si nasce, lo si diventa".[4] Ma se per de Beauvoir il concetto di "donna" è un costrutto patriarcale privo di una base naturale, Cavarero e Guaraldo si pongono la questione. L’identità femminile è davvero solo una costruzione sociale? E se non lo è, cosa significa essere donna?
La lettrice alla quale il testo si rivolge è invitata a porsi la stessa questione che la riguarda intimamente, pensandola a partire da sé e dal proprio centro. Provando, con uno sforzo immaginativo, a identificarsi in quella Chora Platonica che Luce Irigaray rivaluta positivamente![5] Lo sforzo da compiere, per potersi riscoprire autenticamente, è quello di collocarsi ai margini o, meglio, di dislocarsi, fuori dalla società fallocentrica.
Se De Beauvoir si chiede “Cos’è una donna?”, Guaraldo e Cavarero si chiedono “Chi è una donna?”
La differenza tra le due domande è cruciale: mentre la prima cerca di definire astrattamente una categoria, la seconda si radica nell'esperienza incarnata e relazionale delle singole vite laddove la corporeità femminile è vista come potente luogo di significazione e non come un ostacolo o un infelice destino. Per le due autrici, l'identità femminile non è quindi semplicemente una costruzione sociale, ma nasce da una realtà irriducibile: le donne sono il sesso che genera. Il dubbio potrebbe qui sorgere in relazione al rischio di riproporre l’ennesima categoria universale in cui racchiudere le donne. Ma quando le autrici definiscono le donne come "il sesso che genera” non significa che debbano effettivamente generare, significa che il loro corpo è simbolicamente legato alla nascita, il che ha profonde implicazioni etiche e politiche. Ogni essere umano nasce da una donna, come sottolineava anche Adrienne Rich. Questo fatto, apparentemente trascurabile, è in realtà profondamente significativo dal punto di vista filosofico. Tradizionalmente i filosofi, essendo uomini, non hanno dato importanza a questa origine proprio perché non vivono corporalmente questo tipo di esperienza. Le donne invece non possono ignorare questa realtà, perché il corpo femminile ha una capacità unica, anche se solo in potenza: quella di trasformarsi, di scindersi e di generare. È come se questo fosse un sostrato ineliminabile che ci costituisce come radicalmente diversi biologicamente, al di là di ogni costruzione culturale postuma. La differenza sessuale è un fatto, sostengono le autrici, e non si può cancellare.
Da qualche decennio, però, il pensiero della differenza sessuale è rimasto in ombra mentre è il pensiero queer ad aver guadagnato popolarità, perché probabilmente risponde a un'esigenza di maggiore fluidità in un mondo che è cambiato ed è sempre più complesso.
In tutto questo le teorie di Judith Butler costituiscono un po’ il punto di partenza. Secondo ciò che scrive in Gender Trouble, non è solo il genere a essere socialmente costruito, ma anche il sesso. Il sesso, infatti, non è un dato biologico ma un prodotto linguistico e quando diciamo “maschio” o “femmina” non ci stiamo limitando a nominare un fatto, ma stiamo producendo una realtà.[6] Secondo gli anti-binaristi e i teorici del filone Butleriano, non esistono solo due sessi biologicamente ma ve ne sono molti di più e questo lo confermerebbe l’esistenza degli Intersex. Questo ha come conseguenza una decostruzione dell’identità etero-normata, che diventa soggettività fluida, e l’adozione di un linguaggio che rappresenti questa fluidità.
Se il pensiero della differenza sessuale insiste sulla specificità del femminile, il pensiero queer propone invece una fuga dalle categorie stesse. Entrambi, però, si oppongono al modello uniformante patriarcale, condividendo la ricerca di una soggettività libera, anche se con traiettorie divergenti.
Nell’assunzione di un linguaggio più inclusivo che usi il neutro ed eviti riferimenti al sesso delle soggettività, però, il pensiero della differenza sessuale rintraccia il problema di un’ennesima insinuazione del maschile in cui il femminile è ancora una volta ricompreso e cancellato. Sessuare il linguaggio è stata ed è una lunga battaglia per il femminismo della differenza che lotta per nominare quel femminile sempre escluso.[7] L’obiettivo è proprio quello di dare visibilità alle donne e imporre la loro esistenza, nominandole nella loro differenza. Questo potrebbe venir meno se le si ricomprende nella categoria del “neutro”.
Per questo la sfida lanciata da Cavarero e Guaraldo è ripensare la corporeità femminile nella sua differenza a partire da chi quel corpo lo abita. Questa corporeità, infatti, diventa un problema solo se la si legge nei termini in cui l’ha pensata e descritta il patriarcato. Essere donna, allora, non è una definizione da subire, ma diventa una narrazione di cui appropriarsi a partire da un sé sempre incarnato, che ha piena libertà di risignificarsi da sé.
Bibliografia
Beauvoir, S. d. (2009). Donna non si nasce, lo si diventa. Milano: Feltrinelli.
Cavarero, A. (1997). Tu che mi guardi, tu che mi racconti: Filosofia della narrazione. Milano: Feltrinelli.
Cavarero, A., & Guaraldo, O. (2024). DONNA SI NASCE (e qualche volta lo si diventa). Milano: Mondadori.
Fargeat, C. (Regia). (2024). The substance [Film].
Femminista, I. C. (1975). Siamo stufe. Padova, Padova, Italia.
Irigaray, L. (2017). Speculum. Dell'altro in quanto donna. Milano: Feltrinelli.
[1] Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, Donne si nasce (e qualche volta lo si diventa), Milano, Mondadori, 2024, p.190.
[2] «Ci han diviso fra brutte e belle, ma tra di noi siamo tutte sorelle. Tra di noi non c'è distinzione, all'uomo serve la divisione.» Il canzoniere femminista, Siamo stufe, Padova, 1975. Così un canto popolare del movimento femminista degli anni 70 evidenzia quell’alleanza femminile che la società patriarcale ha voluto distruggere.
[3] Nel recentissimo film The substance del 2024 di Coralie Fargeat, il monito che accompagna la protagonista che si rende cavia di un progetto sperimentale di ringiovanimento, è: Tu sei una! Questo si può interpretare, al di là di un invito a mantenere un’integrità con sé stesse, anche come una frase che ci ricorda che siamo tutte diverse ma in quanto donne condividiamo tutte le stesse esperienze, oppressioni e sofferenze.
[4] Beauvoir, Donna non si nasce, lo si diventa, Milano, Feltrinelli, 2009.
[5] Luce Irigaray, Speculum. Dell’altro in quanto donna, Milano, Feltrinelli, 2017, p.251.
[6] Donne si nasce (e qualche volta lo si diventa) p.121.
[7] Ivi p.147.
IL LIBRO: A. Cavarero, O. Guaraldo, Donna si nasce (e qualche volta lo si diventa), Mondadori, Milano 2024, pp. 247.
Francesca MUSARO