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BOTTICI, Manifesto Anarca FEMMINISTA

«O tutte, o nessunǝ sarà liberǝ»

Chiara Bottici è una filosofa, saggista e professoressa associata di filosofia alla New School for social research di New York, dove co-dirige il Gender and Sexualities Studies Institute. I suoi studi si concentrano tra storia della filosofia europea, estetica e teoria e critica femminista intrecciata agli studi di genere, con una particolare attenzione verso le tematiche post-coloniali.

Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo Filosofia del mito politico (Bollati Bolanghieri, 2012) Mitologia Femminista (Castelvecchi, 2022); Nessuna Sottomissione. Il femminismo come critica dell’ordine sociale (Tempi nuovi, 2023)

Il libro è diviso in dieci capitoli, ciascuno dei quali porta avanti una tesi del manifesto. La forma narrativa scelta non è casuale, ma è indice di un profondo desiderio di sovversione dell’autrice, di mettere per iscritto la propria rabbia, attraverso una forma asciutta, incisiva, immediata, priva di artifici retorici, che sia dunque comprensibile a tuttǝ coloro che hanno accolto dentro di sé questo suo grido di battaglia. Le intenzioni non sono pacificate o accondiscendenti perché il manifesto nasce proprio dal bisogno e dall’urgenza di articolare un grido di dolore, disperazione e rabbia, a differenza di lettere o trattati. Ciò che Chiara Bottici vuol realizzare è lo sviluppo una teoria filosofica radicale, inserendosi in una tradizione di pensiero per distaccarsene, per lacerarla dall’interno, segnando una rottura definitiva con quest’ultima, conscia del fatto che chi dà vita ad una filosofia Anarca femminista intende innanzitutto emanciparsi da un punto di vista genealogico. La grandezza del lavoro di Bottici consiste in uno sguardo verso la complessità: Anarchia e femminismo non perseguono fini separati, ma congiunti. Non è solo la somma tra due mondi similari, ma è un’unione originale e creativa dei due attraverso le potenzialità dell’immaginazione.  Infatti, ricostruendo etimologicamente i significati, Anarca vuol dire mancanza di un’archè, un movimento di decostruzione e ricostruzione di un ordine senza un ordinatore: per fare ciò bisogna innanzitutto mettere in discussione lo stato sovrano. L’obiettivo è la liberazione di tutti i secondi sessi, riprendendo una nozione di Simone De Beauvoir per ampliarla concettualmente ancora di più: non solo le donne, ma anche le persone trans, LGBTQIA+, razzializzate, povere, gender non-conforming, promuove dunque, un’alleanza tra corpi per l’abolizione definitiva di tutte le forme di dominio e oppressione. E per fare ciò, sostiene Bottici, abbiamo bisogno di un femminismo intersezionale che sia in grado di disfare l’apparato statale con le sue burocrazie.

Lo sguardo è decisamente lungimirante e d’ampio respiro: la filosofa procede nel manifesto, senza riserva alcuna, con un’invettiva contro una certa tipologia di femminismo di matrice pressoché liberale ed elitista che svilisce il più intimo anelito del movimento, quello di liberazione radicale delle soggettività oppresse.

Nel panorama attuale in cui sembra bastarci una presidente donna per invocare al femminismo, rileva Bottici, quello che dovremmo fare è lottare per non avere alcun presidente. «Non può esistere uno stato femminista perché femminismo significa combattere l’oppressione del secondo sesso nel suo insieme. Femminismo non può significare la liberazione di alcune donne a spese di altre.»

Qui l’obiettivo polemico è chiaramente il modello economico capitalista, presentatoci dai suoi fautori come il migliore dei sistemi possibili a cui si potrebbe aspirare, paradigma incontrovertibile, fondato su quella atavica distinzione tra produttivo e riproduttivo, pubblico e privato. Chiara Bottici afferma esplicitamente: il capitalismo ha bisogno che le donne credano di non star lavorando quando a casa lavano le mutande dei figli o dei mariti. Il lavoro è dunque a tutti gli effetti una questione di genere che si intreccia con colonialismo e razzismo. Ciò che vien messo in luce nel manifesto è che, ancora, non si tratta di un mero atto sommatorio di diverse oppressioni, ma qui è in ballo la specificità di alcuni posizionamenti identitari, essere donna ed essere nera, inscindibilmente.

Non è solo un intenso atto decostruttivo, poiché, questo è poi accompagnato da un momento di costruzione teorica attraverso il recupero delle sue principali fonti filosofiche, tra cui Spinoza. Quella che l’autrice ci presenta, infatti, in questo manifesto è la filosofia del trans-individualismo, che affonda le sue radici in alcuni assunti alla base della teoria degli affetti spinoziana. Il trans- individuale va a mettere in discussione delle logiche individualistiche che collocano i corpi in compartimenti stagni, monolitici, di unità indivisibili. L’idea che ci siano corpi dati una volta per tutte, afferma Bottici, è fuorviante, poiché questi si trovano sempre in rapporti di interdipendenza. Il nostro corpo è percorso da altri corpi, per dirla con Spinoza. Esistiamo come processi aperti, come trans-individui, cioè processi di individuazione all’interno di network sovra-individuali, trans-individuali, infra-individuali. Il fatto che un soggetto sia stato categorizzato come uomo o donna alla nascita, diventa solo uno dei tanti processi di individuazione che si attraversa.

Il libro consta inoltre, più o meno implicitamente, di una riflessione sulla linguistica, racchiusa ed esemplificata dallo slogan che fa eco al manifesto: «O tutte, o nessunǝ sarà liberǝ». La libertà è una lotta costante che impegna le esistenze di tutti gli individui e lǝ individuǝ, è il mezzo e anche il fine. Bottici restituisce con quest’opera una visione d’insieme: è possibile la comunanza di vita in un luogo in continuo divenire tra apertura e innovazione. Aprirsi a metodologie differenti, linguaggi inediti di cui i corpi sono percorsi, che siano in grado di accogliere la perpetua pluralizzazione delle istanze di rivendicazione, conservando al contempo la specificità del movimento femminista. Ecco perché Il soggetto non è più l’io, ma è il noi, lǝ soggettǝ, n corpi che avanzano pretese di riconoscimento. L’io è sempre un noi perché siamo esseri trans- individuali.

IL LIBRO
C. BOTTICI, Manifesto Anarca Femminista, Laterza, Roma-Bari 2022


Doriana CECERE

inAteneo

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