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LA NATURA DEL TEMPO

Fin dai suoi albori la filosofia ha dedicato grande attenzione al tema del tempo. Questo non sorprende se si tiene conto della pervasività della dimensione temporale nella nostra stessa vita e della realtà da come noi esperita e, conseguentemente, della forte connotazione temporale di tutta una serie di importanti questioni di interesse filosofico: basta pensare ai problemi della natura del mutamento, dell'identità attraverso il tempo, della causalità e del libero arbitrio. Questa attenzione al tema del tempo si è conservata, se non addirittura accresciuta, in ambito analitico. I testi di Francesco Orilia (Filosofia del tempo. Il dibattito contemporaneo) e di Mauro Dorato (Che cos'è il tempo? Einstein, Gödel e l'esperienza comune) assumono come proprio obiettivo quello di introdurre il lettore nel contemporaneo dibattito analitico sul tempo. La questione fondamentale affrontata nei due testi è quella della natura del tempo: dunque una questione metafisica – ossia  concernente la struttura fondamentale della realtà –, la riflessione sulla quale si avvale nondimeno di contributi provenienti dalla filosofia del linguaggio, dalla fenomenologia e dalle scienze empiriche, in particolare dalla fisica. Pur nella generale unitarietà tematica, i due testi si differenziano – e si completano reciprocamente – dal punto di vista metodologico: nel testo di Orilia prevale la riflessione a priori sul linguaggio temporale e su una serie di temi metafisici variamente connessi al problema della natura del tempo svolta a partire dalla concezione del tempo implicita nel senso comune; in quello di Dorato è invece preso in considerazione il contributo a posteriori offerto dalle scienze, in particolare dalla fisica relativistica, attuando un confronto tra questo e le principali elaborazioni filosofiche della concezione del tempo di senso comune. Poiché i due testi trattano materie molto complicate e sono per di più poco voluminosi e proprio per questo molto densi, esporne anche solo a grandi linee il contenuto è impossibile nei limiti dello spazio qui disponibile. In quanto segue tento perciò di dare semplicemente un'idea dei temi in essi trattati, soffermandomi sul principale nucleo tematico comune ad entrambi: l'opposizione tra presentismo ed eternalismo B-teorico.

Il tema generale della natura del tempo si articola in tre principali sottotemi: passaggio temporale, ontologia temporale e freccia del tempo (un quarto sottotema, toccato ma non approfondito in alcuno dei due testi, è quello della natura relazionale o sostanziale del tempo). Il testo di Orilia si concentra sui primi due temi, chiarendone il senso e illustrando le principali posizioni teoriche che su di esse si confontano e le principali argomentazioni a favore di e contro ciascuna di esse. La prima questione che si pone rispetto al tema del passaggio temporale è se esso sia un aspetto della realtà stessa – come afferma la teoria dinamica del tempo – oppure un aspetto della sola esperienza umana della realtà – come afferma la teoria statica del tempo. Poiché il passagio temporale non è concepibile a prescindere dai concetti di passato, presente e futuro, noti come tenses o A-concetti, la teoria dinamica del tempo è spesso qualificata come tensionale o detta  teoria A; la teoria statica del tempo, invece, negando insieme al passaggio temporale l'oggettività dei tenses è spesso qualificata come atensionale, e riconoscendo come oggettivi unicamente i B-concetti di precedenza, simultaneità e successione – intesi come esprimenti relazioni, dette B-relazioni – è detta anche teoria B. La seconda fondamentale questione sul passaggio temporale è quella della sua natura ed è strettamente connessa al tema dell'ontologia temporale. L'ontologia temporale concerne la questione se esistano solo le entità presenti – come afferma il presentismo – o anche quelle passate – come afferma il passatismo – o sia quelle passate che quelle future – come afferma l'eternalismo. Mentre il presentismo e il passatismo sono entrambe forme della teoria A, dell'eternalismo vi sono due fondamentali varianti, una A-teorica e una B-teorica. Nel presentismo il passaggio temporale è concepito come un cominciare ad esistere ed un cessare di esistere da parte delle entità temporali; nel passatismo come un continuo cominciare ad esistere e permanere nell'esistenza diventando via via sempre più passato senza tuttavia cessare di esistere; nell'eternalismo A-teorico, in cui tutte le entità passate, presenti e future sono parimenti esistenti, come un mutamento di tipo meramente tensionale (in termini di A-proprietà, una particolare interpretazione metafisica degli A-concetti); nell'eternalismo B-teorico, infine, il passaggio temporale è mera illusione.

Rispetto ai temi dell'ontologia temporale e del passaggio temporale, l'opzione più in sintonia con il senso comune è, chiaramente, quella presentista: infatti, le tesi (i) che esista solo ciò che è presente, (ii) che il tempo scorra e (iii) che tale scorrere consista in un cominciare ad esistere e cessare di esistere sono semplicemente parte del senso comune. Altrettanto chiaramente, le altre forme di teoria A si distanziano maggiormente dal senso comune, mentre l'eternalismo B-teorico è una concezione sostanzialmente estranea al senso comune. La sintonia con il senso comune costituisce il principale punto di forza del presentismo – e in grado minore delle altre varianti della teoria A – mentre il disaccordo con esso il principale punto di debolezza dell'eternalismo B-teorico. L'idea sottostante è che, in forza dell'indubbio valore di sopravvivenza posseduto dal senso comune, la sintonia con esso conferisca ad una teoria una sorta di “credito iniziale” che la rende preferibile alle altre, a meno che attraverso la ricerca filosofica e scientifica la teoria in questione si riveli inadeguata e venga inoltre approntata una teoria migliore che la sostituisca.

L'ultimo capitolo del testo di Orilia è perciò dedicato ad un'illustrazione più particolareggiata della posizione presentista, dei suoi vantaggi, dei suoi problemi e delle possibili soluzioni per questi ultimi. Tra i vantaggi sono da annoverare il risparmio ontologico, il fatto che il presentismo risulta compatibile – almeno prima facie a differenza delle teorie rivali – con due ulteriori tesi che sono parte del senso comune, cioè il tridimensionalismo e la realtà del libero arbitrio, il fatto che è in grado di dare una spiegazione molto semplice e convincente del senso di sollievo che proviamo per la fine di eventi spiacevoli (il celebre “Thank Goodness that's over argument”) e, infine, il fatto che tra le varie forme di teoria A è l'unica che dispone di una immediata giustificazione per la nostra certezza di occupare il momento presente. I principali problemi del presentismo sono riconducibili alla difficoltà di fondo di render conto del senso e della verità del discorso concernente ciò che è non presente e, dunque, non più o non ancora esistente: risulta perciò problematico entro una prospettiva presentista render conto del riferimento dei nomi propri di entità passate o future, dei fattori di verità per le proposizioni concernenti il passato ed il futuro, delle relazioni intertemporali e degli eventi temporalmente estesi. Il problema più grave e conseguentemente più discusso del presentismo è costituito tuttavia dalla sua incompatibilità con la teoria della relatività ristretta. A questo problema, cui il testo di Orilia accenna soltanto, è dedicato ampio spazio in quello di Dorato che – come anticipato – prende in considerazione il contributo che alla riflessione sul tempo deriva dalla fisica.

(i) Dato che la nozione di presente è analiticamente legata a quella di simultaneità (due eventi presenti sono per ciò stesso simultanei), (ii) dato che nella teoria della relatività ristretta la simultaneità (a distanza) è relativizzata a sistemi di riferimento inerziali (due eventi – spazialmente non cooccorrenti – che sono simultanei rispetto ad un certo sistema sono successivi rispetto ad altri sistemi), e (iii) dato che la nozione di esistenza non puó essere relativizzata senza distruggerne il significato, segue che la nozione di presente non può essere usata per tracciare distinzioni ontologiche, distinzioni tra l'esistente e l'inesistente. Questo è, molto approssimativamente, il nucleo del cosiddetto argomento di Rietdijk-Putnam contro il presentismo e a favore dell'eternalismo. Occorre tener presente che tale argomento ha una più generale portata contro la teoria A e comporta inoltre, come Dorato nota, una sorta di revisione relativistica della stessa teoria B, che non può ammettere un ordinamento oggettivo degli eventi globale ma solo parziale, cioè limitata alla regione di genere tempo di ciascun evento. Per quanto concerne il presentismo, questo argomento sembra porci di fronte ad un dilemma: o si reintroduce un sistema di riferiemento privilegiato in grado di definire un presente cosmicamente esteso, e naturalmente occorre motivare tale reintroduzione (fisicamente o metafisicamente) – e questa è la risposta tipica del presentista –; o si accetta che il presente cosmicamente esteso del senso comune è un'entità dipendente dalla mente o fittizia, di cui occorre però dare una spiegazione naturalistica (in termini di fisica, neuropsicologia e scienze cognitive) – e questa è la risposta tipica dell'eternalista. Piuttosto che approfondire i due termini del dilemma, Dorato preferisce prendere in esame una terza opzione che sembra poter scioglierla: abbandonare il la nozione di senso comune di un presente cosmicamente esteso e a favore di un presente identificato con porzioni dello spaziotempo definite mediante nozioni relativisticamente invarianti. Dorato descrive e valuta alcune principali varianti che identificano il presente con un evento puntiforme, con la regione di genere spazio, con la superficie del cono di luce del passato,  con una struttura a diamante (detta presente di Alexandroff). Lasciando da parte i tecnicismi ed i particolari difetti di ciascuna opzione, il punto debole comune a tutte è semplicemente la perdita di contatto con il senso comune, che come sottolineato nel testo di Orilia costituisce invece la principale ragione a sostegno del presentismo.

I libri

Francesco Orilia, Filosofia del tempo. Il dibattito contemporaneo, Carocci, Roma 2012

Mauro Dorato, Che cos'è il tempo? Einstein, Gödel e l'esperienza comune, Carocci, Roma 2013

 

ERNESTO GRAZIANI

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