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Scuola Estiva SCHOLÈ / Roccella Jonica

Dal 20 al 25 Luglio 2019 si è svolta, grazie all’Associazione Culturale Scholé - Centro studi filosofici di Roccella Jonica (RC), la decima edizione della Scuola Estiva di Altra Formazione in Filosofia “Giorgio Colli”, quest’anno intenta a discutere il difficile e intricato rapporto tra Essere e Pensiero, al fine di rispondere ad alcune delle più problematiche domande della filosofia: Cos’è l’essere? Perché l’essere e non, piuttosto, il nulla? Che rapporto c’è tra il pensiero, il linguaggio e ciò che ci si manifesta?

Le giornate sono state suddivise tra:

- lezioni mattutine, con i filosofi ospiti, impostate secondo la formula della relazione e del successivo dibattito;

- laboratori e inviti alla lettura pomeridiani, dedicati sia ad approfondimenti circa i temi delle lezioni (insieme a docenti e ricercatori) sia rivolti ai neofiti della disciplina desiderosi di avvicinarsi alla lettura dei classici della filosofia;

-incontri serali, dove vi è stata occasione di discutere di filosofia in un locus amoenus quale il Largo Colonne di Roccella Jonica.

Ad inaugurare, il 20 Luglio, questa autentica settimana filosofica avrebbe dovuto essere presente il Direttore della Scuola Estiva, Remo Bodei, costretto ad assentarsi per problemi personali. La sera stessa si è poi svolta una tavola rotonda con protagonisti i Proff. Fortunato Maria Cacciatore, Bruno Centrone e Simona Forti. Centrone ha ricordato come la Filosofia, intesa come atteggiamento, attitudine e spirito critico, ponga domande radicali ad ogni forma del sapere, configurandosi come «domanda continua». F.M. Cacciatore invece ha insistito sulla necessità di ripensare il rapporto tra “diritto alla filosofia” e le istituzioni politiche, dal momento che «è indispensabile riflettere sui luoghi e sulle istituzioni in cui facciamo filosofia, in un periodo in cui la tendenza egemonica è piuttosto quella del depotenziamento dell’insegnamento della filosofia». Simona Forti si è invece interrogata sulle modalità di pensare la filosofia dopo il 900, riflettendo su quelle che lei definisce «le dichiarazioni di morte della filosofia». Ha proposto quindi una filosofia come bisogno di rispondere al problema di ciò che è accaduto e che non avrebbe dovuto accadere; una filosofia capace di esprimere il desiderio di libertà dopo aver sperimentato le terribili conseguenze dell’eccesso di potere e che sia capace di ripensare il suo rapporto con il potere. Tale rapporto non dovrebbe essere più basato su una sudditanza della Filosofia. Quest’ultima, al contrario, dovrebbe divenire una pratica di resistenza al potere stesso, senza demonizzarlo, ma neppure rendendosene schiava.

Per quanto concerne le lezioni, il 21 mattina Bruno Centrone ha tenuto una lezione dal titolo Essere e Pensiero alle origini, in cui ha affrontato un esame linguistico delle due nozioni di Essere e Pensiero, mostrando come siano state fin dagli inizi concetti rilevanti della pratica filosofica.

Il 22 si è discusso di L’ethos del pensiero con Simona Forti, la quale ha cercato di mettere a confronto Hannah Arendt, Foucault e Jan Patocka, nel tentativo di ritrovare quell’Ethos del pensiero definito come Ethos della libertà, Ethos che abbracci una «forma di vita non fascista», in quanto, prendendo in riferimento la figura di Socrate, «una vita senza la pratica della problematizzazione costante e ripetuta non è degna di essere vissuta». Quello della Forti si è configurato come un invito a non cadere nell’ovvietà e a rivedere costantemente il rapporto con il potere senza assoggettarsi ad esso.

Il 23 Arianna Fermani ha tenuto una lezione dal titolo Come d’incanto. Aristotele e la meraviglia della filosofia, nella quale ha fatto notare come la filosofia nasca dalla meraviglia, e come, senza di essa, non sarebbe possibile la stessa conoscenza, dal momento che, come affermato da Aristotele, «gli esseri umani hanno cominciato a fare filosofia, ora come all’inizio, a causa della meraviglia». Si è trattato, quindi, di un chiaro e sentito invito a «vivere di meraviglia».

Il 24 Umberto Curi ha tenuto una lezione dal titolo: Per non far soffrire Platone soffermandosi in particolare sulla Lettera VII e su quel fondamentale passaggio in cui si legge: «Non esiste nessun mio scritto sull’argomento; né mai esisterà […] Eppure io so almeno questo, che tali cose, scritte o dette da me, sarebbero dette nel miglior modo; e so che, scritte male, mi darebbero non poco dispiacere».

Il 25 Felice Cimatti ha chiuso la serie di lezioni parlando di Essere, pensiero e linguaggio, dimostrando la forza e la potenza della parola. Essa non può essere compresa né da un punto di vista esclusivamente filosofico, né in termini di mera comunicazione o conoscenza. Il linguaggio richiede, invece, la comprensione delle passioni e del potere che tenta di controllarle.

Gli incontri serali, invece, si sono svolti come segue:

il 21 Bruno Centrone, ha intrattenuto i presenti sul tema Velocità e precipitazione: vizi antichi e moderni, mostrando come la filosofia antica sia, da un lato, assolutamente inattuale, ma come, dall’altro, essa possa costituire un antidoto a quell’atteggiamento, quale la precipitazione o l’avventatezza nell’agire, che nell’antichità era considerato un vizio. «L’uomo contemporaneo è un uomo a cui si richiede di avere una opinione su tutto, anche se poi il tempo per acquisire una competenza dettagliata su ogni questione è piuttosto limitato».

Il 23 Simona Forti e Arianna Fermani hanno discusso su Dei, uomini, stranieri. Dai loro interventi e dal dibattito che ne è seguito è emersa la necessità di considerare l’altro non come diverso, come fonte di pericolo e paura, come “l’esito di un processo di alienazione/estraneazione” per dirla con le parole di A. Nizza, ma come “un altro io”. L’altro va inteso non solo come un nemico, dunque, ma come un ospite. Citando un passo di L. Grecchi, Gli stranieri nella Grecia classica, Petite Plaisance, Pistoia 2011, a questo proposito si può affermare che «riteniamo comunque di dover rimarcare la necessità, per opporsi alle attuali modalità sociali fonti di discriminazioni ed ingiustizie […] di un pensiero filosofico che, come quello greco classico, ponga la natura umana come fondamento universale di senso e di valore».

Il 24 Felice Cimatti e Arianna Fermani si sono confrontati su La filosofia come cura di sé e degli altri. È emersa l’importanza della Filosofia, vista non solo come semplice conoscenza fine a sé stessa, ma come una forma di vita radicata e messa in relazione alle nostre stesse scelte. La cura, quindi, viene intesa come un prestare attenzione al proprio essere, a ciò che ci “investe” e ci “travolge”, in modo tale da consentire all’altro il soddisfacimento pieno delle proprie potenzialità, attraverso uno scambio e una “fioritura” reciproca.

Gli inviti alla lettura sono stati invece così suddivisi: il 22 Michele Contente e Alessandra Scali hanno preso in esame Le confessioni di Agostino; il 23 Marco Risadelli ha offerto la sua lettura del poema di Parmenide Sulla natura; Eloisa Zangari, invece, il 24 Luglio ha proposto la lettura di Che cosa significa pensare? di Martin Heidegger.

I laboratori invece hanno visto come protagonisti: il 21 Simona Forti, che ha parlato di Filosofia e politica in Vita activa di Hannah Arendt; il 22 Bruno Centrone, che ha intrattenuto i partecipanti sulla Lettura di testi del poema di Parmenide; il 23 Felice Cimatti, che ha presieduto il laboratorio dal titolo Leggere le Ricerche Filosofiche di Wittgenstein; infine, il 24 Arianna Fermani, ha chiuso il ciclo degli incontri pomeridiani con un laboratorio incentrato su Logos: essere, pensiero e linguaggio nell’ “Organon” di Aristotele.

Alla scuola hanno partecipato studenti, dottorandi, insegnanti e semplici appassionati di filosofia provenienti da tutti Italia. Tra di essi anche alcuni studenti di UniMc che, da alcuni mesi, ha anche avviato una convenzione proprio con Filosofia Roccella Scholé.

 

Daria Mazzieri

inAteneo

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