Neanche i FILOSOFI riescono a parlare di NULLA
Il 4 e il 5 novembre scorsi nella sezione di Filosofia del dipartimento di Studi Umanistici di Macerata, si è tenuto il convegno dal titolo Neanche i filosofi riescono a parlare di nulla. Linguaggio e ontologia nella filosofia antica.
Il focus dei lavori è il rapporto tra parola e realtà indagato in un ampio arco temporale che va dai sofisti, passando per Platone e Aristotele, fino agli stoici, agli epicurei e agli scettici.
È stato possibile così mettere in evidenza il fatto che la filosofia classica poneva uno strettissimo rapporto tra linguaggio e ontologia, misurandosi con - e cercando le vie per superare - la posizione parmenidea, secondo cui il non essere non può essere detto e neanche pensato. In questo orizzonte l'atto linguistico rimanda sempre a un livello ontologico e trova ancoraggio nella realtà. Questo nesso comporta il problema della possibilità di dire il non essere e il falso; questo complesso rapporto e le sue possibili soluzioni sono stati illustrati in quattro relazioni: Francesca Eustacchi, "I carri (non) corrono sul mare": il linguaggio come relazione di relazioni in Gorgia e Platone (Università di Macerata) ha mostrato come Gorgia contesti Parmenide e distingua la dimensione retorica del linguaggio (basata sul verosimile e sul criterio dell'opportuno) dalla dimensione veritativa; Maurizio Migliori, Platone: Del non essere “in quanto non essere” dico, ma non parlo (Università di Macerata), ricostruendo il pensiero platonico rispetto alla conoscenza, ha individuato nella stessa struttura del “sistema” le ragioni che hanno “costretto” il filosofo ateniese ad affrontare il nodo parmenideo del non essere; Lucia Palpacelli, Il vero, il falso e la realtà. L‘intreccio tra piano linguistico e ontologico in De interpretatione 9 (Università di Macerata), concentrandosi sul De intepretatione, ha mostrato come nel pensiero logico aristotelico il livello ontologico e quello logico-linguistico siano profondamente intrecciati e come il vero e il falso si giudichino a partire dalla realtà; Arianna Fermani (Università di Macerata), Coloro che “non dicono nulla” (ouden legousin) non sono “veri” filosofi. Linguaggio e realtà in Aristotele, ha indagato le diverse curvature del concetto di non essere nel pensiero aristotelico; il filosofo, andando nella stessa direzione indicata da Platone, distingue un non essere assoluto, del quale non si può parlare, dal un non essere relativo, che può invece essere detto in molti modi, come negazione, come falso, come privazione...
Nelle filosofie ellenistiche il legame tra linguaggio e ontologia comincia, invece, a sfaldarsi: Francesco Verde - Realtà e linguaggio in Epicuro (“Sapienza” Università di Roma) - ha mostrato come Epicuro sostenga una nascita naturale del linguaggio che poi però si sviluppa e si fissa in modo convenzionale a seconda di ciascun popolo: la differenza delle lingue risulta infatti un dato importante nel pieno ellenismo, quando l'orizzonte della polis si è frantumato; Francesca Alesse - Ragioni logiche e ragioni storiche dell’ontologia stoica (CNR Roma) - ha offerto un ampio quadro dell'ontologia stoica e delle sue "radici" platoniche, proprio a partire dal concetto di individuo, che matura in epoca ellenistica; infine, Emidio Spinelli - Parola di scettico: comunicare senza asserire (“Sapienza” Università di Roma) - ha illustrato la posizione scettica - che in un certo senso ribalta quella classica - secondo la quale il linguaggio ha esclusivamente una funzione comunicativa e semantica, senza alcuna pretesa ontologica; in questo senso, la lingua è semplicemente uno strumento comunicativo, paragonabile a una moneta, qualcosa di convenzionale che può cambiare.
Il convegno è stato ulteriormente arricchito da un'iniziativa particolare e interessante: la proiezione dello spettacolo teatrale Socrate… è morto? (compagnia Aria), scritto e diretto da Emidio Spinelli, che ha mostrato come la filosofia possa essere affrontata con ironia e possa portare a un sorriso, senza mai far smettere di pensare.


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