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Comprendere la MATERIA

Un convegno internazionale a Palermo

Si è tenuto a Palermo dal 10 al 13 aprile 2014, presso la splendida cornice dell’Orto Botanico, un convegno internazionale dal titolo “Understanding Matter. Philosophical Perspectives” organizzato dal Centro Internazionale di Ricerca Filosofica in collaborazione con il Dipartimento di scienze umanistiche dell’Università degli studi di Palermo. Il convegno ha ospitato quasi novanta relazioni con la presenza di docenti e ricercatori giunti da tutto il mondo. Scopo della conferenza è stato quello di fare il punto sullo status quaestionis della ricerca e per questo motivo i papers sono stati suddivisi in dieci panels di discussione che hanno presentato questioni specifiche relative al tema in oggetto dalla filosofia antica a quella contemporanea, dalla filosofia moderna all’eredità kantiana, fino ai moderni sviluppi della ricerca neurobiologica.

La materia, come aveva già riconosciuto Platone fin dalle origini del pensiero filosofico, costringe il pensiero ad una sorta di ragionamento ibrido: come è possibile infatti che la materia possa essere pensata ma allo stesso tempo si sottragga alla nostra conoscenza? La materia si presenta cioè come entità fisica e metafisica allo stesso tempo: essa infatti non è oggetto di sensibilità in quanto tale ma solo nelle sue determinazioni specifiche. Come ha sottolineato l’organizzatore dell’evento, prof. Andrea Le Moli, nella sua introduzione generale, la natura della materia assume oggi un ruolo chiave nella prospettiva della riforma della metafisica in quanto essa determina il modo in cui scienza e filosofia si relazionano l’una con l’altra. Il prof. Angelo Ciccatello, anch’egli dell’Università di Palermo, ha osservato che con il titolo della conferenza l’intenzione è stata quella intercettare questioni relative alla contingenza, alla generazione e  alla corruzione dei corpi, alla relazione tra pieno e vuoto, a quella tra oggetti astratti e oggetti concreti, alla questione del rapporto tra mente e corpo. Con questi presupposti si può facilmente intuire come il tema abbia riscosso la grande partecipazione di studiosi tra cui quella del sottoscritto impegnato in un lavoro di ricerca sul pensiero di Schopenhauer che comprende anche la trattazione del tema della materia e del problema del materialismo.

Non essendo evidentemente possibile un resoconto nemmeno generale sui risultati dei lavori, ci limitiamo all’indicazione di alcuni interventi particolarmente significativi afferenti al panel da me seguito, quello relativo alla filosofia moderna. Interessante in questo senso la relazione di Federica De Felice che ha presentato il problema dell’estensione materia-corpo nella filosofia di Spinoza. La ricercatrice, docente presso l’Università di Chieti-Pescara ed autrice di un libro sulla ricezione di Spinoza in Wolffe, ha osservato come il filosofo olandese, sovvertendo la concezione di Dio come puro spirito e affermando (cosa mai detta prima) che i corpi sono modi di Dio, abbia tolto alla materia il marchio di indegnità con il quale essa è stata per secoli marchiata dal pensiero filosofico e non solo. Questo non significa che Spinoza sia un autore materialista, come parte del pensiero filosofico ha creduto di considerarlo. Collocando il movimento non nella causa ma nell’effetto, Spinoza rende problematica la natura della materia e dell’estensione: proprio la dottrina del movimento deve quindi ancora essere adeguatamente indagata in quanto rimane in una posizione ambigua e tutta da verificare. Silvia Parigi, curatrice delle opere di Berkeley per la  casa editrice UTET, ha invece presentato una relazione sulle sfide alla legge causale prendendo in considerazione il dibattito sull’azione a distanza e sul corpuscolarismo. La studiosa, contrariamente a quanto affermato dalla storiografia ufficiale, ha sostenuto tre tesi di grande interesse: la prima che l’azione a distanza non solo ha coesistito ma in un certo senso si è sovrapposta al meccanicismo ed è felicemente sopravvissuta alla rivoluzione scientifica; la seconda è che ci sono due versioni del corpuscolarismo: quella di Cartesio e quella di Gassendi e la loro distinzione fu difficile da riconoscere per i filosofi del Seicento, ad eccezione di Robert Boyle; la terza è che il corpuscolarismo non meccanicistico gassendiano è compatibile con una cauta interpretazione dell’azione a distanza in termini di effluvia circoscritti nell’ambito dell’attività peculiare di ogni corpo. Un panel di notevole interesse è stato quello dedicato al materialismo nell’Aufklärung, tema oggetto di notevoli studi scientifici apparsi anche recentemente. In questo senso è stata approfondita non solo l’influenza del materialismo francese del XVIII secolo in Germania ma anche gli sviluppi successivi al pensiero kantiano e alla nascita della Naturphilosophie. Riguardo al primo tema Dieter Huening dell’Università di Treviri ha messo in rilievo le aporie del materialismo meccanicistico di D’Holbach. Riguardo al secondo tema, Jannis Pissis, ricercatore a Berlino, ha invece illustrato il complicato quanto appassionante percorso che, da Newton fino a Kant, ha condotto il pensiero filosofico dalla concezione meccanicistica a quella radicalmente dinamica della materia.

Tutti i lavori presentati alla conferenza sarannno pubblicati in due numeri speciali della rivista EPEKEINA. International Journal of Ontology. History and Critics la cui uscita è prevista per il prossimo autunno.

Maurizio Morini

inAteneo

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