La sfida europea della didattica
di Stefano Polenta*
La didattica rappresenta, con la ricerca, la mission istituzionale di un ateneo. La delicata congiuntura economico-politica che sta attraversando l’Europa e il fatto che ormai siamo non più in una knowledge society, ma in una learning society, richiede un aumento del grado di istruzione superiore dell’intera collettività e una maggiore europeizzazione della didattica.
Italia lontana dagli obiettivi europei
Per quanto attiene al primo aspetto, nell’Europa del 2020 ci si attende un tasso di laureati del 40%. In Italia, però, è poco realistico pensare di raggiungere tale obiettivo, sia perché il tasso dei laureati è di appena il 20% (in Europa del 34%), sia perché, da qualche anno, si assiste a una diminuzione del numero di immatricolati ai corsi di laurea triennale. Si contrae, inoltre, la quota di occupati nelle professioni ad alta specializzazione: la disoccupazione dei laureati triennali è salita dal 16 al 19%, quella dei laureati magistrali dal 18 al 20%. Contemporaneamente è diminuita la retribuzione. Ciò rappresenta una performance negativa tutta italiana e in controtendenza rispetto al complesso dei paesi dell’Unione Europea.
Sapere/saper fare/saper essere
Parlare di "occupabilità" nella progettazione dei corsi di laurea implica certamente un incremento del tessuto dei rapporti con le Aziende, ma anche un cambio di mentalità che conduca a mettere in primo piano le competenze in uscita, al fine di soddisfare le aspettative dei vari stakeholders (famiglie/studenti, mondo del lavoro, investitori, sistema Paese). Spesso il termine "competenza" viene recepito come qualcosa di riduttivo, di intrinsecamente poco "culturale". Invece, va inteso in senso ampio, come qualcosa "sopra il contenuto", che attiene al pensiero critico, all’originalità, alla creatività, alla capacità comunicativa, al trittico sapere/saper fare/saper essere. Si tratta di competenze che vengono approfonditamente trattate nei corsi di studio del nostro Ateneo, capaci di mettere in luce quelle dimensioni trasversali, relazionali, integrative, storico-narrative che giocano un ruolo centrale nell’attuale complessità del mondo e nella capacità di leggerlo, interpretarlo e prevederne gli sviluppi e che risultano ben sintetizzate nella formula l’umanesimo che innova.
Le strategie di Unimc
L'Università di macerata ha già attivato un processo di costante miglioramento dei percorsi formativi, con una attenzione particolare a quelle attività in grado di contenere la dispersione sul triennio. La costituenda Area didattica è stata pensata proprio come uno strumento a favore della qualità della didattica: integrando vincoli, fonti normative e modalità procedurali, potrebbe avanzare delle proposte tecnico/operative, lasciando più spazio alle sezioni didattiche dei dipartimenti per un lavoro sui contenuti, sulle finalità, sull’effettivo miglioramento continuo della didattica, nonché sulla"cura" dello studente (dalla prima accoglienza, al tutoraggio in itinere, all’orientamento in uscita), riducendo tutti gli appesantimenti burocratici che non hanno ricadute positive sulla sua “qualità”. A proposito di “qualità” della didattica, si è in attesa che l’ANVUR renda definitive (entro luglio) le proprie linee guida; dalla lettura delle prime bozze, si hanno buone ragioni di pensare che si rifaranno a una metodologia analoga a quella del sistema di qualità presente nel nostro Ateneo. Occorre ricordare che molti corsi di laurea sono offerti anche in modalità “e-learning”, con positive ricadute sull’accessibilità ai corsi e sulla formazione continua.
Lauree magistrali sempre più specializzate e internazionali
Infine, lo spazio europeo dell’istruzione, la cui ricaduta più evidente è il “3+2”. Inutile negare che il “3+2” non abbia in Italia una buona reputazione e che, spesso, sia stato affossato con un eccesso di riforme a scapito di un’autentica riflessione sulla didattica. Anche a livello europeo non gode di buona salute, tanto che una recente risoluzione del Parlamento Europeo ha stabilito che ad esso non ci sono alternative, stanziando dei fondi ad hoc per premiare coloro che compiranno passi in direzione del processo. Ciò che, molto brevemente, è opportuno mettere in luce è che l’articolazione didattica “3+2” non sempre viene percepita come avente sue specificità e potenzialità, ma come una sorta di “due tempi” di un percorso da ricondurre, ancora idealmente, a un corso di vecchio ordinamento (che però era di quattro anni e non di cinque). Il corso di laurea triennale dovrebbe avere come obiettivo quello di innalzare il livello educativo del Paese; quello magistrale (al quale si iscrivono il 60% dei laureati triennali) e, ancora più, il dottorato, di formare elevate professionalità e la classe dirigente. Non, quindi, “3+2”, ma “3+2+3”, sottolineando l’importanza del “2+3” (l’ANVUR sta pensando a tale proposito a un accreditamento anche del dottorato).
Unimc sta attualmente lavorando per “specializzare” le lauree di secondo livello e già propone nella sua offerta formativa dei corsi magistrali con contenuti significativi e ben identificabili, di cui tre a titolo congiunto [1] e un curriculum interamente in inglese [2]; altre ipotesi in questa direzione sono al vaglio. Vi è inoltre da tenere presente che l’Ateneo di Macerata ha una quota particolarmente alta di studenti che si iscrivono a un corso magistrale provenendo da altri Atenei; ciò rappresenta un elemento di competitività della nostra offerta didattica, che ci pone nella parte alta dell’apposita classifica di PRO3 (che monitora questo indicatore) e che potrà trarre sicuramente giovamento da un’ulteriore affinamento dell’offerta di secondo livello.
*Delegato del Rettore per la didattica
[1] 1. Facoltà di Beni culturali, corso di laurea magistrale in Management dei beni culturali, con l’Université Pierre Mendès - Grenoble (France); 2. Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea magistrale in Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale, con l’Università degli studi Blaise Pascal di Clermont Ferrand (Francia); 3. Facoltà di Scienze della formazione, corso di laurea magistrale in Progettazione e gestione dei sistemi turistici, con l’Università degli studi di Oviedo (Spagna).
[2] Facoltà di Scienze politiche, curriculum in International economic and trade relations del corso di laurea magistrale in Studi politici e internazionali.